Questa mattina mi sono alzata, non troppo presto. Sapevo già che giorno fosse, ovviamente, ma sentirmelo dire appena alzata -da una persona ignara di tutto- mi ha colpito. Oggi è il 18 settembre. Ogni giorno lo passo vivendo, qualche grigio pensiero ogni tanto, è vero. Oggi no. E’ una cosa stupida, è vero.. In fondo dove sta la differenza fra il dolore di oggi e quello degli altri giorni? Non c’è, lo so. Lo so, ma oggi tutto ruota intorno a te, nella mia giornata. In quante occasioni, durante questi cinque anni sarebbe stata Necessaria la tua presenza? Quante volte ho desiderato vederti apparire, da dietro l’angolo, perché non potevo credere che quel giorno sarebbe potuto continuare nonostante la tua assenza. Ogni volta è continuato, è finito, abbiamo riso, gioito; a volte sofferto. Eppure l’incompletezza era tangibile, un momento di sguardi eclissati, occhi spenti, sorrisi smorzati e vedevo chiaramente in ognuno la tua assenza. Adesso sono al mio ventesimo fazzoletto, una faccia poco presentabile e non ho il coraggio di mostrare questo a qualcun altro, di venire alla tua messa; ho sempre il solito problema: più che la mia sofferenza mi fa stare male la sofferenza altrui, e proiettando questo sugli altri, vorrei essere un minimo impassibile, per non rigirare il coltello nella piaga.
“noi ti dobbiamo dei ringraziamenti collettivi
per come eri e insieme a noi ancora vivi
ora che brilli come una stella”