La morte ci passa vicino più spesso di quanto si possa pensare, martedì 23 agosto alle ore 14 ero seduta con mamma e Giovanni sulla panchina davanti a Sant’Agostino ad Amatrice, tornati dal Castagneto dopo un pranzetto succulento, come quelli che Amatrice ha nella lista delle cose buone e belle, dopo 13 ore e mezzo Amatrice non esisteva più.

In tanti mi hanno chiesto se avevo amici tra le vittime e i reduci, ma noi siamo tutti amici, i conoscenti sono amici, sono le nostre radici, le loro case sono crollate, ma i ricordi e le loro belle facce, rimangono nei nostri cuori.

A chi è rimasto lo Stato, memore dell’Aquila, sta assicurando un aiuto imponente, e i nostri ragazzi sono splendidi nel soccorrere anche le frazioni che sono rimaste tagliate fuori dai collegamenti.

I nostri amici dell’Associazione Laga Insieme, sono 3 giorni che tramite cellulari stanno facendo fronte alle richieste e su facebook parallelamente ai canali della Protezione Civile, hanno creato un conto per raccogliere fondi.

Il magone delle scosse rimane dentro come e quanto non si può descrivere, io che nel 1979 ho vissuto solo i container dove per 5 lunghi anni sono stati gli sfollati, non ho mai capito quanto quella gente possa aver sofferto durante i crolli, è logico che adesso è scossa e provata.

So che Ludovica e Alessia, per fare due nomi in rappresentanza di altri bambini e ragazzi, hanno perso i loro compagni di scuola, ora sono disperate, ma siccome la vita va vissuta tutta perché rimane un dono bellissimo, loro cresceranno, vivranno, ricorderanno la rinascita di Amatrice in onore a tutti quei bambini e ragazzi che non hanno potuto farlo.

Grazie a chi sta prestando soccorso e un abbraccio a tutti gli amatriciani sopravvissuti, gente di montagna che saprà rinascere

Marisa

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